La mia nuova avventura su strada è iniziata su un terrazzo afoso, in un pomeriggio al sole di luglio di due anni fa. Non so perché stavo pensando a quando correvo la corsa campestre e mi è venuta voglia di cimentarmi di nuovo con questa disciplina.
Ne sono venute fuori tantissime magliette fradice di sudore e dolori a gambe e polmoni, ma nel giro di qualche uscita, cresceva la sensazione dello stare bene.
Riuscivo a pensare e a riflettere su tante cose, perché me ne stavo tra me e i miei pensieri, senza niente con cui distrarmi.
E poi gli obiettivi. Con l’aumentare delle sensazioni positive sono rinati i sentimenti di agonismo che avevano caratterizzato l’adolescenza campestre e quindi l’idea della Maratona. Passando per la diminuzione la passo (“pace” per gli inglesi) all’iscrizione alla Treviso Marathon, nel 2013, completata in 3 ore 59 minuti e 01 secondi.
La gioia di sentirsi… maratoneta è indescrivibile, come non ci sono parole per gli ultimi chilometri della Maratona quando la fame e i dolori continuano a mandare segnali al tuo cervello di smettere di correre (“ma chi te lo fa fare?!”) e la tua volontà si scontra contro te stesso.
Ma tagliato il traguardo tutto cambia, il corpo si abbandona e la mente con la gioia e le lacrime sostiene tutto il resto.
Appena ho finito la mia prima Maratona, ho pianto e sono felice di averlo fatto. Adesso, dopo aver corso la mia seconda maratona, ancora la Treviso Marathon 2014, chiusa in 3:40:07 da dilettante allo sbaraglio, ho un nuovo compagno di viaggio, Alberto che iniziato a correre da pochissimo, con cui formerò una mini armata brancaleonesca per assaltare una Maratona, magari già il prossimo anno. Ognuno col suo obiettivo: io il tempo, Alberto il traguardo e l’importante non sarà solo centrare l’obiettivo, ma percorrere questo viaggio insieme!
Mi incuriosisce sapere cosa pensate di Per 4 Piedi…
Ciao, Andrea (su Twitter @drewsakk)
