Non avrei mai creduto di pensarlo, tanto meno di dirlo: “Mi manca la corsa.”
La caviglia è ancora intorpidita… significa che cammino, ma non ancora bene e mi fa un po’ male. Quindi preferisco non forzare e dare al mio corpo il tempo per recuperare.
Andrea dice “Devi essere meno protettivo.” Sua sorella Marta dice “Devi essere folle a seguire Andrea.“
Sono un misto di protezione e follia. E mi manca correre.
Solo che a non correre negli ultimi giorni è soltanto il corpo. La mente corre benissimo. Troppo. Ed è protettiva, ed è folle.
Prendere il mio tempo per riflettere, per pensare, per fantasticare mi piaceva e mi piace. Però senza corsa, caspita, è diverso!
Saranno le endorfine che calano, sarà la teina in eccesso (bevo un sacco di the), ma senza corsa i pensieri hanno iniziato a salire e saltare in modo disordinato. A volte la mente sembra una scimmia che balza da un ramo all’altro.
Qualcuno mi spiega perché?
Però, dopo tanta velocità improvvisa (prima non correvo, quindi anche un tempo “comodo” è velocità), queste giornate a camminare senza forzare la caviglia mi hanno fatto rivedere la bellezza della lentezza.
Al parco dove di solito mi alleno c’è un laghetto con al centro un isolotto. Dentro il laghetto nuotano pesci, anatre, tartarughe, che spesso sono i testimoni dei miei progressi podistici.
Ho notato questa tartaruga che nuotava verso l’isolotto
e ho pensato che la sa lunga. Decide velocità, tempo, ritmo del suo percorso. Si lascia suggerire mosse e meta dell’istinto. Controlla i movimenti, è disciplinata, è creativa.
E’ protettiva e folle.
E mentre camminavo con calma e pensavo a queste (forse molto ingenue…) cose ho pensato che quella tartaruga mi stava insegnando qualcosa sull’essere disumanamente protettivi e ostinatamente folli.
Un misto di decisione e di tenerezza.
Ciao,
Alberto (twitter @AlbertoRosa22 e @Per4Piedi)