Una passionale riflessione sulla corsa che ci regala Tommaso, di Vittorio Veneto, che quando non corre, scrive, quando non scrive, corre e la maggior parte del tempo fa il papà 🙂
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Credo la corsa che setaccia i pensieri e alla fine lascia per te solo quel che veramente vale. Ogni goccia di sudore è una goccia di stress espulsa.
Credo la corsa come metafora di un sacco più di cose di quanto abbia fatto San Paolo.
Credo la corsa libera.
Libera dal Garmin, libera dai chilometri, libera dai vestiti tecnici. Libera dalle ripetute, dai circuiti e dalle tabelle. Libera dal galateo: se necessario sputi, caghi, pisci. Libera, soprattutto, dall’asfalto e dalle auto. Chi non corre per sentieri e prati è un miscredente!
Credo la corsa che da sfizio diventa passione diventa disciplina diventa dipendenza, e non c’è corsetta elettronica che possa sostituirla.
E allora corri, Forrest, corri: mezzora alle cinque di mattina pur di timbrare il cartellino che non c’è, tre quarti d’ora al buio della sera d’inverno con il cielo e il bosco che ti avvolgono come una coperta, un’ora all’una di pomeriggio ad agosto.
La mattina del primo dell’anno ed anche i giorni di alluvione. Vergognandosi un po’ di questa fissazione. Ma un po’ no. Tipo Nick Hornby con l’Arsenal.
E’ da anni che ogni anno dico che sono dieci anni che corro.
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Ciao,
Alberto (@per4piedi)