Il Club delle 6.

Come nasce un’idea?

Spesso per caso, come per caso sono nate molte delle cose che ho scritto o vissuto fino a questa parte di vita. Budapest è stata una dimensione che mi ha pulito la testa, non sto esagerando, lo racconterò. E correre lì, molto lontano dalla mia quotidianità, a petto nudo nella steppa, mi ha messo dentro l’adrenalina di mille cavalli

Questo, però, forse non c’entra nulla con il bel post che ho letto, per caso, ieri su Run Lovers, tutto dedicato alle corse all’alba, più o meno alle 6 del mattino.

Mi dico: facciamo un gioco! Io domani mi alzo dal letto alle 5.30 ed entro mezz’ora sono in strada a correre. E vediamo cosa succede se lo scrivo sui profilo social di questo progetto. Il mio socio Andrea mi dice ok. Via, come un lancio di dadi. E parte una condivisione vera, reale su Twitter e Facebook

Ed è su Twitter che inizia il mio ascolto (!) di cosa sia correre alle 6 del mattino. Attorno ad una serie di tweet ci raduniamo in sei o sette, perfetti sconosciuti, da mezza Italia, con l’unica cosa in comune forse di aver un giorno incontrato la corsa e di parlarne. Dal social alla realtà ci sfidiamo e ci diamo virtualmente un appuntamento reale all’alba del giorno dopo, nei luoghi dove viviamo e corriamo di solito.

L’alba, cioè oggi, accoglie l’Italia sotto il diluvio, piercing di questa estate strana.

 

I runner sconosciuti si svegliano, ma di corsa non si parla. Allora a Trieste c’è chi decide di valutare il temporale dalla palestra. Chi propone di riprovarci domani, alle 6. A Trento chi riesca a camminare. Io a Parma vago per la mia camera come un mulo in un recinto e decido di provarci. L’incoscienza della prima volta. Parto e mi trovo solo, cioè la dimensione che cerco quando corro

 

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Il cielo mi spaventa, non ci penso. Ho freddo, dopo pochi metri non ci vedo più per l’acqua che mi rimbalza addosso. Non ci penso. Quando corro penso talmente a tante cose da annullare il pensiero. I primi chilometri sono ancora i più duri, la voglia di mollare è ancora molta. Poi passo un punto nascosto da qualche parte lungo il tragitto e tutto inizia a diventare normale. Come quando l’aereo vola dritto dopo la partenza. Ecco quello è il momento che mi piace di più. La solitudine egoista del benessere senza far male a nessuno, solo lasciando per un momento la vita piegata bene sulla tavola ad aspettarmi. Quel benessere che sgomita per pretendere un’ora dentro un giorno frenetico e che si moltiplica per mille, e ti completa.

A me capita questo.

Sotto il diluvio, però, così fitto che non riesco ad avanzare e una sensazione che le gocce siano ghiaccio ho ammesso che la pioggia è per ora ancora più forte e la doccia fumante era una sirena troppo seducente. Per ora.

Però… domani ci riprovo. Anche perché con gli altri runner sconosciuti di Twitter abbiamo continuato a scambiarci opinioni e abbiamo deciso di farlo domani, alle 6. 

Qualcuno propone di darci il nome del Club delle 6… magari un giorno ci incontreremo davvero per correre tutti insieme nello stesso luogo, alle prime luci del giorno.

Intanto, domani, tra poche ore, le mie Mizuno rosse sono già vicino alla porta… e il cielo promette qualcosa di buono.

 

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E voi avete mai corso all’alba? Perché non ce lo raccontate?

 

Ciao,

Alberto (@per4piedi)

 

 

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