“Hai corso la mattina di Natale?”
“Sì, siamo partiti alle 7, forse prima, un paio di gradi fuori, è stato bello.”
“Tu sei malato! Ma prenditi una pausa. Anche meno.”
Ok, il mio amico Andrea al telefono (non il mio socio coach) riassume abbastanza bene il pensiero di molti e lo capisco.
Ma chi me lo fa fare? Già, chi? Me lo chiedo anche io mentre Andrea (il socio runner) davanti a me taglia il vento. E poi, raggiungo il castello di San Salvatore a Collalto, Susegana, Treviso e l’alba esplode nel cielo di Natale la sua risposta.
Andrea si arrabbia perché mi fermo per scattare alcune foto, ma tant’è. Lui è un professionista serio, io un amatore che seriamente si è messo a correre. E che dopo la salita al castello, ha capito l’esatto significato di “Collalto”.
Non sono ancora allenato per le salite, almeno non bene come vorrei. Le continuo a correre, però, noto che mi aiutano a migliorare il fiato e il ritmo. Mi stanno insegnando ad utilizzare tutti i muscoli delle gambe, a distribuire lo sforzo.
Nella nostra corsa della mattina di Natale, ribattezzata #Panettonrun, io è Andrea incontriamo asini e mucche al pascolo, uno scoiattolo nero, due poiane, un picchio; vediamo dall’alto la nebbia distesa sopra il Piave; incrocio un altro matto natalizio che sfida la tradizione con una corsa in mezzo al freddo e al gelo. “Buon Natale!”
I chilometri saranno 21 scarsi, tra basso e alto Piave, Pedemontana e Crevada, tradotto con Runtastic è questo percorso qui.
Per lunghi tratti c’è stato solo silenzio, interrotto dai suoi della natura, dalle nostre scarpe sul terreno, dai pensieri e da qualche parola, segno che di fiato ce n’è ancora.
Negli ultimi 5 chilometri in piano ho affiancato Andrea e siamo filati rapidi lungo la provinciale. A casa ci aspettavano alcuni amici con panettone e caffè caldo.
Svegliarsi presto è stato bene, il cenone la sera prima, per la corsa, non molto.
Correre nel gelo è stato bene,
il riscaldamento prima di iniziare ancora meglio.
La doccia calda è stata bene, il panettone con gli amici ancora meglio.
L’alba è stata un regalo, scartare il cielo man mano che i chilometri aumentavano e la luce del giorno cresceva è stato fantastico.
Ciao,
Alberto (@per4piedi)