Chi l’avrebbe detto?
Dopo sette mesi di “correre costante” sono riuscito a correre la distanza della mezza Maratona (non chiamatela Maratonina!) in meno di due ore. Chiamo “correre costante” il viaggio che ho intrapreso da luglio 2014 ad oggi. Prima, io e la corsa ci stavamo annusando.
Ora viaggiamo insieme.
Il 18 ottobre del 2014 ho affrontato la mia prima mezza Maratona alla prima edizione della Treviso Half Marathon: 2 ore e 05 minuti. Due mesi dopo, nella splendida e fredda mattina del 14 dicembre a Belluno, l’ho rifatto: 21 chilometri e 097 metri in 2 ore e 02 minuti alla Santa Klaus Running
L’8 febbraio 2015, ho completato la Ventuno del Cima in 1 ora 50 minuti e 6 secondi.
A Conegliano, da dove sono partito.
Chi l’avrebbe detto?
Non credo sia un tempo eroico, però è tutto mio. E francamente questo è quasi tutto quello che mi importa.
Mi importa di più aver terminato con il sorriso. Mi importa aver incontrato alla partenza Matteo, l’amico di Francesca che ho conosciuto ad inizio anno.
Gli ho detto: “Mi piacerebbe finire sotto le due ore.”
E lui, seconda volta che ci vediamo, mi guarda e mi dice:“Che problema c’è? Io mi adatto un po’ al tuo ritmo, tu un po’ al mio e ci riusciamo.”
Via.
Correre la mezza Maratona della mia città, dedicata a Giovanni Battista Cima, è stato prendere una pentola, metterci dentro ricordi, progetti, emozioni, adrenalina, voglia di andare via, voglia di ritornare. Mescolare bene, schioccare le dita e bere tutto d’un fiato.
Lungo il percorso Matteo mi ha portato oltre il limite che pensavo di avere. “Rallentiamo che qui dice meno di 5 al chilometro.”
“Ma butta l’orologio che se parli ne hai ancora a pacchi.”
Ho incontrato la Gigia, nome di battaglia di mia mamma, bacio sulla guancia e via.
Abbiamo dato il cinque basso ad un bambino a bordo strada, e alto ad una bambina sulle spalle del papà.
Qualcuno dice: “Quello è quello che scrivere della pallavolo.”
“Ehi, parlano di te”, scherza Matteo. “Corro con un vip.”
Incontro Cada: l’orologio che porto al polso me lo ha prestato lui: “Non credo farà mai così tanti chilometri se sta solo con me. E’ un regalo di mia moglie, trattamelo bene.”
Ci abbracciamo.
Al chilometro 14 mi sembra di volare. Libero, persino da me stesso. “Sono stanco, ma mi diverto.”
“Non lo sei, divertiti e basta. Non ti stai rendendo conto a quanto stiamo andando.”
Matteo ha ragione.
Gambe e Testa stanno facendo tutto da sole. Io sono il passeggero di prima classe di un treno che sa dove deve arrivare, la velocità che può tenere, il paesaggio che deve mostrare. Io devo stare fermo. Paradossale! Ma è quello che sento.
Incontro Laura, con suo marito e il suo bambino. Qualche giorno fa ha comprato delle scarpe da corsa, fucsia. “Hai visto ci sono!”
“Presto correrai anche tu”, le dico, ma non credo lo abbia sentito.
Lo stadio di Conegliano, il primissimo articolo l’ho scritto lì.
Vedo Giuseppe, mio zio, che di chilometri sotto forma di campestri, mezze, Maratone ne ha fatti talmente tanti e ovunque che non basterebbe un film per raccontarlo.
“Vado a mettere su il tè”, mi urla. “Caspita se andate forte.”
E io lì mi commuovo e il treno rallenta.
Matteo se ne accorge: “Non mollare adesso, dai. Segui me. Adesso arriviamo. Andiamo a prendere quello con la maglia viola. A te il viola piace? No? Nemmeno a me. Poi voltiamo verso il centro. Fammi fare bella figura che c’è gente che mi conosce. Non guardare l’orologio. Bevi un sorso e butta la bottiglietta. Adesso passiamo quel sotto passaggio. Ascolta solo il rumore dei tuoi passi, ti basta quello.”
Gradinata degli Alpini, Fontana dei Cavalli, Matteo prova a lanciarmi in salita, mi sembra di scoppiare. Via XX Settembre “Butta fuori tutto, dai.”
E in quel momento mi viene in mente che la sera prima ho visto Kung Fu Panda 2.
Finita.
“E ora guarda l’orologio. E la prossima volta rischia anche di più, che ne hai tanta dentro.”
Wow
Abbraccio Matteo di gratitudine, incontro qualcuno che nemmeno conosco e lo abbraccio lo stesso.
Birra, panino con la porchetta.
In piazza Cima ci sono Valentina, la moglie del mio coach Andrea, sua sorella Diana e il piccolo Alberto, che dal passeggino, in un pigiama che lo trasforma in un orsetto, sta sonnecchiando spettatore ignaro della sua prima corsa.
Se hai i mezzi, hai il risultato ha scritto qualcuno.
E per una volta mi concedo di dire che non è per caso che sto vivendo tutto questo.
Un’ora dopo la fine della mia terza mezza Maratona, vedo un altro volto, che un giorno vorrei vedere al traguardo.
E’ uno sguardo che proviene da lontano, che danza sul confine, ed è già nel futuro, come il vento che si tuffa dentro le onde, come un fuoco d’artificio che si prende la sua parte di cielo.
Questa però è un’altra storia.
Grazie per essere qui con me,
Alberto (@per4piedi)
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