Enrico ci scrive e noi molto volentieri pubblichiamo la sua storia di corsa.
“Ho iniziato a correre circa un anno fa. Non per dimagrire o per tenermi in forma. Piuttosto per sfida. Tutti i miei allenamenti sono finalizzati ad un breve, ma intenso sforzo. Due chilometri, in salita, spingendo un carro.
Sì, un carro.
No, non sono matto. Sono entrato a far parte della grande famiglia del Palio di Montebelluna, una manifestazione folcloristica che da 25 anni fa accalcare lungo le strade che portano alla località di Mercato Vecchio centinaia di montebellunesi, affascinati da quella corsa contro il tempo e la fatica di alcuni gruppi di ragazzi.
Ci sono entrato per una cittadinanza “acquisita” per matrimonio, se così si può definire.
Prima giocavo a calcio, amatoriale s’intende. Scarsi risultati, non sono mai stato un fenomeno. Ci andavo per il gruppo, per la compagnia.
Non mi rendevo conto, quando ho cominciato, che la corsa mi avrebbe cambiato così.
Già correre per me era “noioso”, e poi con un obiettivo così “pesante”.
Certe volte mi veniva voglia di mollare. Ma non l’ho mai fatto. Non so perché. Dopo un’ora di allenamento e una decina di saliscendi in collina, magari spingendo anche quel carro di quattro quintali, arrivavo a casa finito. Non stanco. Distrutto. FINITO!
E non vedevo l’ora che arrivasse il prossimo allenamento per riprendere a sfinirmi di nuovo.
Mi rendevo conto che in quell’ora il mio cervello cambiava modalità. Passavo dalla modalità lavoro-ansie-preoccupazioni, alla modalità corsa: un reset mentale totale.
Correndo dimenticavo tutto.
Per un’ora non esisteva altro che il sudore, la pendenza, il passo e il ritmo.
Ho trovato anche un gruppo di compagni fantastici, e poco importa se il mio primo Palio da “comprimario” sia andato così così. Finita la magia di questa manifestazione, mi si è spalancato il mondo del podismo amatoriale, delle corse della domenica mattina. Per la prima volta, a trent’anni, mi sono sentito protagonista, “fautore delle mie soddisfazioni”. Perché l’importante quando ho cominciato a correre, non era arrivare primo. Era migliorarmi. Migliorarmi nei tempi, nel passo, nella mentalità. Nell’animo.
Regolare tutto il tuo corpo per riuscire ad arrivare alla fine. Capire che ogni passo è importante e che deve avere il giusto peso. Come una decisione. Come nella vita.
La corsa mi ha cambiato.
Certo non è facile, non ho più vent’anni (e le articolazioni me lo ricordano sempre!), ma sto imparando a ponderare le mie decisioni, a dare un ritmo diverso alle cose e a non fare sempre la corsa “sulla lepre”, no. Tieni il tuo ritmo, e arriverai sempre in fondo. Che sia salita, discesa. Trova il tuo ritmo e seguilo, come nella corsa, così nella vita. La buca, il dolore, il respiro che non viene.
Passano.
Raccogli le forze e preparati all’allungo finale, e vedrai che alla fine dello sforzo, tutto sarà più bello, e anche la vita e quello che ti circonda ti sorriderà come mai aveva fatto fin’ora.”
Ciao,
Alberto (@per4piedi)