Credo che il vero senso della storia di Giulietta e Romeo non sia l’eternità del loro rapporto.
Non credo si incontreranno tra cento anni, insomma.
Piuttosto, ritengo che Giulietta e Romeo dicano, urlino, per cento anni e altrettanti ancora che l’unico momento che davvero ci appartiene sia il presente.
L’ho sentito in modo molto netto dentro l’Arena di Verona durante la Gensan Giulietta&Romeo Half Marathon.
Questa mezza Maratona è stato il primo evento sportivo enorme a cui ho partecipato nella prospettiva del runner.
E vedere il mondo dal punto di vista di un paio di scarpe da corsa mi piace sempre di più.
Ho iniziato queste parole molte volte, cercando di trovare quelle giuste per raccontare come è stata la mia Gensan Giulietta & Romeo Half Marathon.
Tempo perso!
Un evento così “forte”, sotto ogni punto di vista, lo vivi mentre accade, raccontarlo dopo è solo esercizio di cronaca. E qui e ora non mi interessa.
Piuttosto mi interessa lasciare che mi scorrano dentro le emozioni di quella due giorni di metà febbraio, a partire dall’albergo con una convenzione pensata ad hoc, dall’Expo dove ho conosciuto un sacco di persone, e sbirciato dietro le quinte di come nasce una gara così.
Voglio rivivere le immagini, non per fermarmi ai ricordi, ma per godere di nuova energia per il futuro.
Come il primo sguardo e la voce dal vivo di Giulia che segue via social dall’inizio Per 4 Piedi, la stretta di mano solida e i racconti di corsa di Roberto, su come è nato il Running Tweet Team e su come riconoscere i sintomi della “cotta da runner”.
La foto con Gelindo Bordin, che poi… ho superato in gara. La cena davanti allo stadio: spaghetti al ragù e tagliata, io da solo mentre alcune coppie senza prenotazione aspettavano il tavolo. Le risate sincere con gli amici della Mezza di Treviso incontrati lì e le informazioni raccolte sulla Unesco Cities Marathon, che il 29 marzo parte da Cividale del Friuli. Sarà la mia prima Maratona: l’obiettivo è arrivare al traguardo di Aquileia.
E poi la passerella dentro l’Arena di Verona.
Wow!
Quando entri ti trovi per qualche metro nel buio dell’ingresso.
L’aria odora all’improvviso di muschio, dall’alto mi è caduta qualche goccia di umidità.
L’Arena respira, è cosa viva.
Poi lo spazio interno ti attira a sé con un respiro di luce e folla. Senti il rumore dei tuoi piedi che calpesta un teatro di storia. La corsa è una lotta con, a volte contro, se stessi. Non puoi non sentire la pelle d’oca quando combatti questa lotta dentro un luogo che con la lotta è diventato leggendario. Quando la mia corsa è entrata lì e il mio respiro si è unito a quella atmosfera, ho sentito forte tutto il valore di poter vivere senza pensare troppo al passato, senza appesantirsi troppo dietro al futuro, ma godendo la semplicità di un momento che qualcuno ti sta regalando.
L’uscita dall’Arena è accompagnata da una pedana e una curva secca a sinistra tra due ali di folla che ti applaude fino al traguardo in piazza Brà.
E, per qualche istante, sono stato semplicemente un runner al top.
Dio, che momento!
Ciao,
Alberto (@per4piedi)
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