Circa un paio di mesi fa, pochi giorni prima delle due mezze Maratone di Conegliano e Verona, ho capito che per correre la mia prima Maratona completa e con il sorriso avrei dovuto organizzare le ultime settimane di preparazione in modo quasi matematico.
E per la prima volta ho seguito davvero alla lettera le indicazioni di Andrea.
Allenamenti ripetitivi, precisi, cronometrati e misurati in modo professionale. Lunghissimi lenti, lunghi medi, brevi veloci. Alimentazione, giusta riflessione mentale su quello che andrò a fare per la prima volta il 29 marzo, quando io e Andrea correremo l’Unesco Cities Marathon.
Così, mi sono accorto, che in poco tempo ho ottenuto miglioramenti notevoli.
Forse il segreto è che la mia consapevolezza di corpo e mente è cresciuta in modo considerevole.
Forse la passione e la creatività avevano bisogno di una disciplina condivisa.
Dopo l’ultimo allenamento di ripetute, però, ho sentito anche che dovevo ritornare a correre di istinto. Tradotto, dovevo riprendere un ritmo scazzato, giocoso, non per questo meno serio. Anzi.
Gioca, così da poter essere considerato serio.
E un sabato mattina, primo giorno di una nuova primavera, sono uscito a correre senza gps, senza bip bip, senza cardiofrequenzimetro, senza orologio. Senza tutta quella elettronica utilissima, ma che a volte mi ricorda più una macchina di formula uno.
Ho corso di istinto, lasciando che la mente scorresse grazie al corpo e che il corpo si spostasse al ritmo naturale del respiro, del cuore. Ho lasciato che l’istinto, le pulsazioni del cuore, il tendersi e contrarsi di muscoli e ossa facessero insieme il gioco della corsa.
Ed è stato magnifico. Elettrico.
Ciao,
Alberto (@per4piedi)