La Casa del Buongustaio.

Sono un runner sensibile. 


Fortunatamente non sensibile alla strada. Ogni passo è in avanti, senza perdere di vista né il prossimo traguardo, né da dove provengono i miei passi. 

Sono sensibile ai luoghi dove mi sento a casa, alla loro storia e atmosfera. E sono sensibile ai rapporti con le persone, specie con quelle che mi hanno accolto. 

Mi spiego meglio: credo che fare qualcosa per far star bene un’altra persona, senza vincoli, senza motivi, senza dimostrare o aspettare nulla indietro sia una forma di sport estremo. Il rischio di farai malissimo è più elevato della possibilità di raggiungere la serenità. Pretende consapevolezza. 

Però va fatto. 

Di slancio, ragionando un poco, ma senza pensieri pesanti. Un po’ come correre, mi pare. 

Accogliere per me è un po’ la sintesi di tutto questo. 

Avete presente “Io lo so che non sono solo, anche quando sono solo”? 

Ecco, questo concetto qui.


E apprezzo un sacco chi si prende cura di me e mi sorride, specie dopo una corsa. Forse è una banalità, ma è la mia banalità. 


Dopo aver corso la Mezza del Cima a Conegliano, Paola e Otto mi aspettavano a pranzo a Villorba, vicino Treviso. E mi sono sentito a casa. 





Ero contento per il tempo realizzato in gara, ma troppo affamato per goderne appieno. 

Meno male che c’è stato quel pranzo gustoso e caloroso, con i tortellini di Valeggio, con cui ho festeggiato anche la mia prima Maratona. Paola e Otto gestiscono da vent’anni La Casa del Buongustaio a Villorba. 





Sono anche un runner goloso, mi piacciono le cose buone. E tutte le volte che vado a trovare Paola e Otto nella loro Casa scopro qualcosa di nuovo, di gustoso, di invitante. C’è un formaggio di capra che si chiama Ideale, e ho detto tutto. 



Porchetta trevigiana che mi ricorda i panini in Piazza dei Signori a Treviso, piacevole tradizione di mio papà. La pasta fresca e il cous cous. Burrata da premio. Birre artigianali selezionate con attenzione. E barrette di riso soffiato e cioccolato che dopo un allenamento lungo fanno la differenza. 





Una manna per la corsa e per la gola. 


E poi si imparano un sacco di cose chiacchierando con Otto e Paola, e non solo sul cibo. Anche sulla determinazione, sulla gentilezza, sull’ironia con cui affrontare la vita, sulla capacità di rischiare per quello in cui si crede, sulla trasparenza e il rispetto nei rapporti umani. E poi sulle città del mondo, sullo sport, sull’arte e il teatro. 


Tra i tanti incontri e luoghi che la corsa e lo sport mi stanno permettendo di vivere, la Casa del Buongustaio è una scoperta unica. 


Sì, sono un runner sensibile, prendere o lasciare. 


Alberto

(@per4piedi)

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