L’astronauta.

Venti anni fa tu morivi, io oggi andrò a correre.

Quanto tempo è passato, quanto ero piccolo. Poi corpo e mente crescono, il cambiamento genera futuro.

… è stata ed è una bella corsa.

Se mettessi in fila le cose accadute da quel giorno, potrei unire Terra e Luna un numero di volte infinito. Avanti indietro, una navicella spaziale a forma di veliero, come ago e filo per cucire una ferita disumana. Quante volte avrei voluto far tornare indietro il tempo per risentire la tua voce…


… poi ho capito che non avrebbe senso ricucire, anzi.

Così quella cicatrice adesso è il tatoo nell’anima di cui sono più orgoglioso.
A molti non piaccio. Molti mi considerano una forza della Natura, energia ed emozione pura. Un uomo importante, una brava persona, un ottimo amico, un amante fedele.

Uno che vale. Un visionario viaggiatore, con tante scintille da sognare e in continuo movimento per realizzare progetti. A volte un po’ narciso, pignolo, testardo, a volte troppo umile e buono.

Qualcuna è sparita, anche voltandomi le spalle, dopo aver preso in prestito il buono che c’è.

Una forse desidererà mescolare il suo percorso con il mio per proseguire nelle nostre diverse scarpe, lungo una strada sola.

Qualcuno ogni tanto prova anche a guardare cosa c’è davvero dietro al puzzle di successi, riflettori, strette di mano ed ansie insonni senza aria né calore.


Oggi sono come sono perché con la tua assenza repentina mi hai insegnato il coraggio e la determinazione, il valore originale della vertigine di rischiare e la delicatezza vitale di toccare un corpo prima di tutto con la mente, il resto viene da sé. Questo in ogni istante della vita.

Ho capito anche che ciò che va bene per me è Vivere la quotidianità, ed emozionarmi il più possibile ogni giorno.

La mia benzina è la curiosità di vedere e toccare quello che c’è in fondo alla strada.


E quanto ho raccontato e racconto. Anche questo è un tatuaggio, e si rinnova ogni volta che prendo in mano la stilo o incendio i pixel e scrivo.

A proposito, ora la mia stilo ha un inchiostro azzurro zaffiro, ma tanto già lo sai, visto che da vent’anni mi guardi dalla prospettiva delle stelle.

Nelle ultime tue settimane qui ripetevi di volermi fare un regalo, di quelli che rimanesse.

Il destino ha voluto che non riuscissimo nemmeno a salutarci, da uomo a uomo.

Eppure continuo ad aprire i regali che mi fai ogni giorno e, se un giorno sarò padre anche io, voglio poter regalare più esperienze che consigli.

Venti anni fa tu morivi, io oggi corro.

E quando corro, tutte le volte, tu mi dici di non chiedere di far tornare indietro il tempo, ma di pregare, sognare, desiderare, fare in modo di poter vivere la Vita fino all’ultimo secondo. 

Un abbraccio papà, mi metto le scarpe e vado.


Alberto

(@per4piedi)

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