E semplicemente a pochi giorni dal via mi trovo con me stesso a pensare per davvero come sarà correre la Maratona di Venezia.Ci penso da mesi, ora il pensiero prende sempre più la forma di quella città.
Ho un rapporto strano con Venezia. Ci sono cresciuto così vicino da poterla raggiungere in treno in ogni momento. Eppure ho iniziato a conoscerla solo da un paio d’anni.
Nessuna ragione particolare: forse ci stavamo cercando e, quando è arrivato il momento, ci siamo incontrati. Non prima, non dopo. In quel momento.
Ogni città, paese, borgo ha un’anima. Tutti. Un’anima che cresce grazie alle storie, i respiri, gli amori, i tradimenti, la poesia di chi quei luoghi li rende vivi. Alcune città hanno una forza attrattiva dirompente.
Venezia per me è questo. Ha il fascino della nebbia che non ha voglia di nascondere il sole. Bisogna aver voglia di trovare la fine per comprendere l’inizio.
Ho voglia di partire da Stra e scoprire la riviera del Brenta nella prospettiva della corsa, toccare Marghera, lasciarmi dietro il paesaggio lunare che dicono esserci, non andare in crisi nei veloci su e giù del parco San Giuliano. E guardare in faccia il Ponte della Libertà e poi farmi attrarre da quello che succederà sul ponte e dopo.
E toccare Punta della Dogana, davvero la frontiera magica, dove mi rifugio.
Ho letto e ascoltato molto su questa Maratona. Molti dicono che sia una delle più dure al mondo. Di certo la più seducente. Noto che tutti ne parlano con timore rispettoso, affascinato, quasi innamorato. Per alcuni è stata la prima Maratona, poi hanno scelto di non correrne altre. Chi la maledice, perché sembra che sul Ponte della Libertà accadano fatti fuori controllo. Del resto, si corre sul mare. Chi la benedice, con tutto se stesso, nonostante i ponti degli ultimi chilometri, o grazie al ponte mobile sul Canal Grande. Trovo curioso che l’arrivo sia collocato in Riviera Sette Martiri: lo trovo un gioco di parole, considerato lo sforzo, degno di Goldoni.
Ecco l’anima di una città, emerge nelle strade, nelle viuzze, nelle calli, si snoda tra gli incroci, nei soffi dietro le finestre, rimbalza sui vetri che si appannano, nel respiro che si fa vapore. Le fondamenta delle case, le radici degli alberi disegnano spazi, accarezzati dalle sberle del mare, che giocano ad imbrigliare il vento che si impiglia e inciampa tra i capelli di una donna dallo sguardo felice e il sorriso malinconico.
Chissà cosa ci sarà lungo le strade che portano a Venezia, chissà quanto tempo è necessario per raggiungere la città Utopia.
Chissà se arriverò al traguardo, se lì incrocerò il mio sorriso con il tuo.
Alberto
(@per4piedi)
Sarà una maratona speciale si! E’ la mia terra e dona davvero tanto a chi la corre, la percorre, la vive.
Quest’anno ha anche un valore più forte. Un pezzettino della Maratona …è stato sventrato dal tornado. Ve ne accorgerete. Passerete in mezzo ad un buco. In quel buco…c’è ancora una fortissima voglia di vita. Grazie per correrla questa maratona. Grazie davvero.