La prima volta che sono uscito di casa per correre, mi sono diretto verso il parco dove spesso facevo lunghe passeggiate.
Stavo facendo una cosa completamente inedita per me e il parco mi è sembrato un luogo familiare per iniziare.
All’inizio ogni gesto della corsa mi sembrava enorme. Una successione di passi, tutti pesanti. Però c’era qualcosa che mi ha suggerito di persistere, di affrontare tutto un passo alla volta.
È stato un istinto piuttosto naturale. Bastava ascoltare il respiro. Forse avevo capito il gioco.
Respirando, secondo il ritmo della corsa, ho iniziato a scoprire l’odore del parco.
Vaniglia sciolta nell’aria lasciata dalla scia di qualche sconosciuta. Lo zucchero filato del camioncino fuori dal cancello. La polvere sollevata come farina dalle sgommate dei ragazzini. E l’energia di altri corridori.
Tanti odori che prima passavano indistinti. Ora era aria fresca.
Era vedere un luogo familiare dentro una prospettiva nuova. Con tanti profumi distinti da mescolare insieme.
Avevo iniziato a guardare il parco attraverso i piedi, avevo iniziato ad ascoltare me stesso attraverso il respiro.
Nelle ultime settimane non ho corso molti chilometri rispetto a quelle che sono diventate le mie abitudini. E mi sembra di essere ritornato un po’ a quegli inizi.
E ho ripreso a cercare le forme del mio respiro nell’ambiente dove corro, cammino, mi muovo.
Quando corri, quando ti muovi in generale, l’azione del corpo tende all’armonia per utilizzare bene l’energia. Per raggiungere l’armonia il respiro regolare è importante.
È un anno nuovo, ci saranno molte cose da fare, nuove strade da esplorare e mescolare insieme.
Anno nuovo, farina nuova! 😊
(@per4piedi)