Siddharta, non quello che pensi tu.

E poi qualcosa non quadra e la storia non prosegue come desideravi. E lo hai desiderato tanto. Eppure… sai che devi concentrarti sulle tue cose, lasciare andare chi non vuole proseguire con te, serenamente. E continuare a migliorarti nel presente.Sono quei momenti in cui meditazione disciplinata e movimento folle riescono a coincidere nello stesso sfogo.

Per fortuna, hai il privilegio della corsa.

E corro.

Voglio che sia una corsa per sfogarmi, di quelle che vado e basta, senza disciplina, sbattendo la strada sotto i piedi. Alzando la polvere da terra. Eppure… la mia corsa va proprio al contrario. Il respiro è un soffio regolare, la cadenza un gioco. Alterno il ritmo con naturalezza, la mente è altrove sin dai primi passi. In progressione. Leggero. Sono me stesso. E avverto quell’armonia selvaggia che mi serviva e che davo per scontato non avrei trovato. E’ la sensazione che incontro ogni volta che vedo l’Oceano.

E poi incontro Siddharta.

Ad occhio, Siddharta pesa più di 60 chili. E corre veloce. Con un colpo del suo collo muscoloso da rottweiler ha ingannato il padrone, che gli stava per mettere il guinzaglio addosso. Bravo Siddharta! Ma perché mi vieni incontro? Perché mi insegui? E dentro a queste domande esistenziali, sempre senza accorgermene, inizio a volare via. Siddharta mi insegue, allegro. Aumento la velocità in modo esponenziale, tanto che non ho nemmeno più sudore sulla fronte. La polvere si è alzata da terra davvero. Non ho più fiato. Non ho mai corso con uno scatto così rapido, non ne ho mai avuto bisogno. Eppure… mi sono scoperto pronto. E ho scoperto che a Siddharta non piace tanto correre. Dopo 200 metri di rettilineo in apnea, non avverto più il suo respiro dietro. Il rottweiler trotterella tranquillo lontano da me. Il padrone (mah?) lo avvicina e Siddharta si lascia prendere. “Scusi, scusi, scusi. Siddharta è buono.”

Con un sospirone, le mani alle ginocchia, riesco a dire:“Sto bene. Ma lei chiama Siddharta un rottweiler?” 

Guardo il cane, è meraviglioso. La lingua penzolante, come uno yo yo. Credo mi stia sorridendo. Ci siamo divertiti, in fondo.

Poi torno a casa e nella buca della posta trovo una busta di carta spessa. Riconosco la calligrafia e mi emoziono. Viene da una missione in India. Dentro c’è un braccialetto di corda con i colori della primavera, un sacchetto di cardamomo e un biglietto:“Grazie per quello che hai scritto per noi!”.

  
Ciao,

Alberto

(@per4piedi)

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