Quando incontro qualcosa di buono per la mia vita, ho l’istinto naturale di conoscerlo, approfondirlo, cercare di farlo mio.
Qualche settimana fa ho iniziato a raccogliere, quasi per caso, del materiale per capire come lo Yoga possa combinarsi con la Corsa. E lo Yoga non si è fatto attendere e ha iniziato a spuntare un po’ ovunque.
Tutto è iniziato durante una corsa al parco, durante la quale ho visto una ragazza abbracciata ad un albero, seguita da una telefonata, da una parte all’altra dell’Europa, durante la quale mi è stato fatto notare che non ci riesci a meditare a lungo sul cucuzzolo di uno scoglio, se non hai i muscoletti allenati a resistere a posizioni scomode. Cioè, se non hai consapevolezza di te stesso.
In più: ho scoperto che esistono i mondiali di Yoga e che l’edizione 2016 sarebbe tenuta in Italia, a Pordenone, organizzati dalla Federazione Italiana Yoga Sport.
Non potevo non andare a curiosare ed è stato un bel viaggio: secoli di tradizione, sperimentazione, studio, fisicità, spiritualità e ricerca condensati in qualche ora sono arrivato da un mondo completamente nuovo per me.
Ho conosciuto un artigiano che confeziona zafu, il cuscino utilizzato per molte posizioni dello Yoga. Lo fa nel suo laboratorio a Milano e utilizza il kapok, una fibra vegetale simile alla seta. Mi ha parlato dell’importanza di ricercare dentro se stessi, tramite il movimento, il proprio punto di equilibrio.
Ho conosciuto i ragazzi di ReYoga, un’azienda marchigiana che produce e importa tappeti e altro materiale per la pratica dello Yoga. Abbiamo parlato dei materiali giusti per praticare lo Yoga in modo confortevole. Il sughero, il cauciù, e un materiale curioso, ecocompatibile, che credo sarebbe perfetto anche per le scarpe da corsa. Da loro ho preso una maglietta di cotone organico rosso, proveniente dall’India. Potrei utilizzarla anche per correre, e credo lo farò, tanto la mia pelle è subito entrata in simbiosi con quel tessuto.
Poi ho incontrato molti atleti, di tutti i Continenti, nessuno escluso o tenuto ai margini. Unità totale attraverso lo sport.
La competizione si svolge attorno ad un programma di sei posizioni yoghiche, che ho imparato chiamarsi asane. I giudici valutano una serie di parametri, che per le mie ricerche non sono importanti.
Io mi sono basato sulle mie sensazioni. Ho lasciato che vista, udito e tutto il resto reagisse senza pregiudizi. Il mio obiettivo è conoscere qualcosa di nuovo e portarlo nel mio mondo.
Scopro che molti degli esercizi che faccio prendono in prestito qualcosa dallo Yoga, se così posso dire. Ho visto nuovi modi di respirare, sia a occhi chiusi che ad occhi aperti, per ossigenare i muscoli, per raggiungere rapidamente la concentrazione, Ho notato che l’equilibrio è dato dalla contesa tra statica e dinamica. E che la flessibilità permette di esplorare il corpo in modo inedito. Ho visto in azione la dedizione e la disciplina addestrata giorni e giorni, moltiplicati per anni di costanza. Ho capito l’importanza di muovermi più spesso senza scarpe, per rafforzare la muscolatura dei piedi. Ho imparato persino un nuovo modo per idratarmi con costanza.
Dunque, equilibrio, respiro, consapevolezza, concentrazione, costanza, un dinamismo rapido che non mi aspettavo. Prendersi cura di se stessi, concentrarsi su ogni movimento e convogliare tutto questo dentro l’istinto, in modo tale da vivere tutto con leggerezza e libertà.
Devo continuare, imparare di più…
A proposito, nella mia nuova maglietta c’è scritto questo
che è quello che penso da sempre della corsa, anche prima di iniziare a correre.
Ciao,
Alberto
(@per4piedi)