Se arriverò al traguardo della Maratona di New York sarà merito anche di un cane, del quale non saprò mai il nome.
E questo Romina lo sa perché glielo ho detto, al diciottesimo chilometro della nostra quasi mezza Maratona autogestita. Eravamo sul pontile vicino alla chiesa dei pescatori di Caorle.
Abbiamo osservato quel cane per qualche minuto. Apparentemente fermo in mezzo all’acqua del mare. Puntava qualcosa, forse dei pesci. Lo sguardo sembrava immobile, era attento. Inesorabile. “Quanta dedizione per arrivare alla meta”, ha pensato lei.
Quello che non sa è che per ritornare alla macchina dal pontile abbiamo percorso altri tre chilometri. Quindi la mezza Maratona l’abbiamo completata.

Abbiamo corso lungo il mar Adriatico, dividendo la distanza in tre ritmi per altrettanti spicchi di tempo. Un’ora a 6 minuti e 58, quaranta a 6 minuti e 50. Gli ultimi 20 a 6 e 20. Anche se qui abbiamo un po’ sgarrato e siamo andati più veloci. E’ un esercizio per imparare a correre piano e dosare forza muscolare e fiato. Il corpo si allena, la mente fa esperienza.
Tu corri.
Anche a zig zag tra turisti del primo sole di una primavera luminosa.
E non sa che in quel momento ho capito come raccontare la storia delle 20 ragazze della squadra di #RuntoNYC che si stanno preparando, come lei, per correre a New York.
E per finirla, quella Maratona, con il sorriso, perché le “newyorkesi” di #RuntoNYC fanno così. Diversamente non sarebbe corsa, ma solo allenamento. Le tabelle sono importanti, ma qualche volta si può scartare di lato e andare oltre.
Ci sono donne di confine, che giocano una partita tra istinto e testa. E la corsa è una metafora appropriata di questo, mi sembra.
La corsa è anche questione di disciplina, quasi scientifica a volte, di creatività, quasi ribelle a volte. In una parola, oggi ho capito che la corsa è questione di dedizione.

Chissà quali pensieri accompagnano le “newyorkesi” durante le loro corse. Non solo quelle dentro le scarpe da running, o da podismo come dicono alcune di loro. Ma quelle di tutti i giorni, tra un impegno e l’altro, tra una colazione frettolosa il lunedì mattina e una cena divertente il sabato sera. Tra il semaforo che non diventa verde quando sono in ritardo e quelle strade che a volte vorrebbero percorrere lente per prolungare un momento, magari per finire la canzone che passa distratta.
Romina sa che la corsa pretende fatica e forse non sempre le piace. Adesso però ha uno obiettivo che inizia a piacerle man mano che si avvicina. 46.000 passi, divisi per i due piedi. E lei è come una freccia ora, verso il centro del bersaglio. Senza fretta, senza ansie. Serena. Inesorabile.
Non sa ancora cosa facciano gli scoiattoli di Central Park il giorno della Maratona. Scoprirlo fa parte della dedizione per arrivare alla meta.
Ciao newyorkesi,
Alberto
(@per4piedi)
La corsa è ….dedizione ad ascoltare se stessi in un momento di assoluta libertà.
Questo x me.
Mara