Francesco prende l’ascensore. Le scale non gli vanno giù. La stazza è massiccia, i piedi sostengono un buon peso. È una buona forchetta e si dedica un sacco al lavoro. C’è un futuro da costruire a partire dal presente. Ed è già così da un numero di anno, sufficienti per essere abbastanza.
Però un giorno, Francesco decide che lo stile di vita è importante per accompagnare il futuro. E poi, la leggerezza intelligente con cui vive vuole iniziare ad esprimersi anche nel movimento. Le scale è meglio farle, almeno una volta al giorno. E pace se c’è il fiatone, il sudore e le prime volte sembra di soffocare e lo sguardo si appanna.
Un passo per volta.
Poi Francesco sceglie di mettersi a correre. Come si fa? Si cercano le vecchie scarpe da ginnastica: sembrano ancora buone e ci si mette in strada, all’ora in cui la città dorme ancora. Perché? Perché gli impegni lungo la giornata non cambiano, sei tu che devi cambiare. L’approccio soprattutto.
Così il protagonista di questa storia inizia a correre. Cerca il suo movimento, il respiro giusto, lo sforzo adeguato. È un matematico di indole e formazione, scaricare un’app per registrare le statistiche di quella nuova dimensione è naturale per lui. Segna e misura tutto, gli piace così. E confronta.
Un giorno si accorge che è già trascorso un mese dalla prima mattina che si è alzato presto ed uscito per le strade. Ha cambiato le scarpe, ha cambiato alimentazione. Gli sembra di dormire anche meglio. E allora prosegue.
Dopo un altro mese si accorge che la linea azzurra del gps diventa sempre più dritta, netta. Il passo più sicuro, il fisico più coerente.
E si sta avvicinando a correre 10 chilometri senza fermarsi.
E così un giorno mi chiede:”Ma che ne dici se in ottobre corriamo insieme la 10 km di Venezia, quella di cui mi parlavi?”
Perché no?
Ciao,
Alberto
(@per4piedi)