Questa foto l’ho scattata appena finita una gara, poco prima di farmi la doccia con la bottiglietta d’acqua e le montagne attorno.
Mi piace un casino perché racconta e riassume gli ultimi due mesi di corsa: dalla spiaggia di Jesolo alla foresta del Cansiglio.
C’è tutto.
Le bandane che porto sempre addosso, l’acqua che mi fa compagnia, le Blushield che sto provando a portare fino ai mille chilometri. E c’è quel borsone che, potesse parlare, racconterebbe un sacco di incontri e sogni. In due mesi ho partecipato quasi ad una gara a settimana e, quando non ho corso, ho raggiunto Ötzi.
E poi nella foto ci sono i miei piedi e la terra su cui mi diverto, viaggio, rido, piango, amo e mangio. C’è quel gusto selvatico che trovo sempre quando provo ad andare un po’ più in là e a sorprendere, prima di tutti me stesso.
L’anno scorso ho partecipato a tre gare in tutto, e ho corso pochissimo, ho pensato di smettere, perché non mi capivo più, perché c’era qualcosa che toglieva fiato, forza, equilibrio e la passione era lontana, non dentro le vene. Ho buttato via tempo e vibrazioni.
Poi all’improvviso il percorso ricomincia, vedi e tocchi cosa può fare un essere umano con tenacia e follia, guardi dentro un paio di occhi così profondi da arrivare a te, sboccia una battuta in spiaggia a fine maggio e arrivano tantissimi chilometri di fatica, sudore, salita infinita, furibonda discesa, caviglie e ginocchia doloranti. E abbracci, con cuori che battono insieme, sorrisi, birre, braccia che portano i piedi in cielo, e strategia e istinto.
Grazie a chi c’è stato.
In ogni modo, in ogni forma.
A chi sbatte il suo 5 nel mio, a chi non mi lascia solo quando sono lontano, a chi esulta con me e con me fa fatica. A chi mi fa sorridere.
A chi sogna, anche se è una lotta.
E a chi, quando ascolto il suo respiro, sento come batte il mio cuore.
Ciao,
Alberto
(@per4piedi)