Terzo giorno consecutivo di allenamento e il raduno al villaggio Olimpico è una corsa a tappe, alla scoperta delle bellezze naturali attorno al Sestriere. Un incanto dopo l’altro, attraversato a passo di corsa, ognuno col suo passo, ognuno con il suo stile. Ma come squadra.
Poi, la visione romantica della corsa termina quando dici “ripetute” e vedi il timore posarsi sui volti delle ragazze di #RuntoNYC di Diadora.
Tra questi boschi, Gelindo Bordin ha creato i suoi successi sportivi, a partire dall’oro all’Olimpiade di Seul (il prossimo anno saranno trent’anni), lontano dai riflettori, quando il Sestriere lo conoscevano in pochi, non era come è adesso, e non lo frequentava nessuno.
Il programma prevede una distanza di 4mila metri, da ripetere per tre volte, due volte in discesa, una volta in salita, a ritmo variabile, ma elevato. Prima di iniziare, altri 4 chilometri in salita, lentissimi. Perché tra le qualità di un Maratoneta ci sono la pazienza e la disciplina. Non forzare, non strafare, ascolta il corpo, ogni parte del corpo. Le ripetute addestrano disciplina e pazienza. Ciò che si vede sugli occhi delle ragazze è, in realtà, rispetto per quello che stanno facendo con corpo e mente. Rispetto prima di tutto verso loro stesse e verso l’ambiente che le accoglie.
Questa è la loro storia.
Da qui a New York, dice Bordin, non c’è più fretta. Bisogna rilassarsi, continuando a costruire ognuna la sua Maratona.
Ogni passo, da adesso al 5 novembre, dovrà essere vissuto nell’atmosfera della corsa che tutti sognano. Anche chi non corre.
Quando fai le ripetute, il corpo reagisce subito.
Il cuore oggi guarda verso il cielo e buca le nuvole con il battito, per trovare sempre più azzurro da portare sul prato di aghi di pino che ti fa compagnia mentre corri. La corsa con il baricentro che sfida la gravità in discesa per far andare fluide le gambe, i polmoni che si riempiono e si svuotano più veloci del solito. Perché questo non è un esercizio ordinario.
Oggi, ognuna delle ragazze è andata oltre se stessa, oltre quello che pensava di fare. Oltre le energie che pensava di avere. Le ripetute ti prendono dal passato, ti proiettano al futuro, ma ti obbligano a stare qui ed ora.
Ogni momento è un luogo dove non sei mai stato prima. E ci sei arrivata con le tue gambe, con la generosità, alimentata dalla passione. Qui e ora, per 16 chilometri. Se unisci tutti i momenti in cui sei stata qui e ora crei la tua storia. E nella tua storia hai deciso di metterci una Maratona, che sia la prima o una in più. La tua storia non si ferma, nonostante la fatica oltre la fatica che pensavi di sopportare. La tua storia è fatta dei messaggi scritti nei momenti di pausa. E’ fatta dei momenti in cui ti meravigli a scoprire che se hai tutto da perdere, allora hai anche tutto da vincere. Se ci pensi bene, rilassata, senza distrazioni di alcun genere, so che ti vengono i brividi.
E magari hai iniziato a correre perché hai visto le immagini di un ragazzo, con in faccia una barba e l’espressione serena, che, andando oltre se stesso, conquistava il primo oro azzurro nella Maratona olimpica e ti rendi conto che quel momento è stato costruito dove tu ti sei massacrata di ripetute.
E allora, con la dolcezza concreta di un Maratoneta, ti dedico quella canzone che, più o meno, dice: “La storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo, la storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.”
Un abbraccio,
Alberto
(@per4piedi)