Nel 1989 Gelindo Bordin ha fatto due cose: ha pubblicato il libro “L’anello rosso”, per i tipi di Rizzoli, un romanzo di ambientazione sportiva, e ha finito di costruire il sentiero Bordin.
Oggi, Bordin ha detto alle ragazze di #RuntoNYC di Diadora:”Vi porto a fare una passeggiata su al sentiero. Andiamo e torniamo.”
Oggi ho capito che quando un campione olimpico di Maratona ti invita a fare una passeggiata, significa correre. Lentamente, certo. Tutti in gruppo, ritagliando qualche spazio per una foto o un aneddoto del dietro le quinte di un campione.
Ma significa anche provare la fatica che dà correre davvero vicino al cielo.
Il sentiero Bordin è un percorso di quasi 6 km in sali scendi continuo, a 2.200 metri di altitudine, sopra Sestriere. Lì l’aria inizia ad essere davvero rarefatta. Tradotto: quando parti hai già il fiatone. Però la vista da lassù fa dire che la Terra è un luogo meraviglioso.
E mentre ti lasci rapire dalle invenzioni di Madre Natura, da tutta la dolcezza selvaggia che ha accolto quattro giorni di allenamento consecutivi, ti rendi conto che stai correndo con i tuoi polmoni.
Un passo dopo l’altro. E non ci sono tabelle da seguire o indicazioni di ritmo da eseguire. La corsa oggi assomiglia tanto alla prima volta che hai corso. Magari hai iniziato per ribellione, per portare te stessa da un’altra parte, durante un’ora sacra. Hai iniziato perché un giorno non sapevi cosa fare. Hai cercato delle scarpe che ti sembravano adatte a correre e sei partita. O hai iniziato per seguire qualcuno. Andava più veloce di te, non ti ha aspettato e adesso tu sei così davanti che voltarsi non ha più nemmeno senso. O hai iniziato per gioco, per provare uno sport diverso, perché la palestra era diventata troppo stretta e l’aria aperta aveva tutte le risposte che cercavi. O hai iniziato quando eri piccola piccola e adesso hai uno stile raffinato e potente, che sembri poesia.
Cerchi con lo sguardo la traiettoria migliore per affrontate le sinuosità del sentiero Bordin e ti viene in mente quella domanda:“Hai mai fatto una pazzia per la corsa?”. Che è come dire: Quanta passione c’è dentro ciò che fai? E c’è chi per passione si inventa ogni giorno.
Domani il programma di allenamento in quota prevede qualcosa di enorme, una prova Masai: 3 ore di corsa a 2.400 metri, dove la gola si secca in fretta e bisogna arrivare nutriti e ben idratati. Sarà durissima. La bellezza che nutre gli occhi e tutto da giorni potrà farti vedere il suo lato più duro.
Qualcuno ha detto che bisogna difendere il sorriso. Quando il volto è rilassato e sorride, i muscoli del collo sono distesi e distese sono le spalle. Allora la respirazione è facile e la calma spiana le montagne. Del resto, le stelle non brilleranno certo senza la notte.
Lo hai letto da qualche parte, forse era su una maglietta da corsa. Poi il sudore ha preso quelle parole e te le ha messe dentro la pelle, nello spazio tra cuore, polmoni e testa. Come un tatuaggio che ti ha illuminato l’anima.
Alberto
(@per4piedi)