Ho ricordi fantastici legati a Valencia, in un’estate azzurra e bellissima di qualche anno fa. È frizzante, moderna, innovativa. In continuo fermento tra la scia dei locali di Hemingway sul lungomare, la Velocità, le architetture da viaggi interstellari e il relax vivo del centro. E mi incuriosisce la sua Maratona, che nel 2018 si correrà il 2 di dicembre.
Luca l’ha corsa due volte, è letteralmente entusiasta, e gli ho chiesto se mi raccontava come è.
Ecco il suo racconto.
La passione per la corsa ci porta a correre in compagnia, è inevitabile. Anche il runner più solitario si trova, volente o nolente, a partecipare alle corse amatoriali domenicali per poi passare alle 10k, mezze Maratone, Maratone ecc., quelle cose lì serie coi pettorali, giudici, rituali, che col passare del tempo diventano un mondo famigliare. E più passa il tempo e più ti piace tutto il contesto che disegna un’importante sfondo tutt’attorno alla corsa fatto di sportivi, sponsor, associazioni e tanta gente sia dentro che fuori il percorso dove corriamo. Tutto un mondo del quale prima o poi ci sentiamo parte, che ricerchiamo.
E’ un attimo che questo desiderio di partecipare alle gare (continuiamo a chiamarle corse, ma ogni tanto ci ricordiamo che sono vere e proprie gare) diventi la scusa buona per visitare nuovi luoghi, per fare una piccola vacanza. Chi corre lo sa bene e non serve spiegarlo, chi non corre invece non lo sa ed è impossibile spiegarglielo facendola sembrare una cosa ovvia come lo è per noi.
In tutto questo, l’appuntamento di Valencia è imperdibile per il Maratoneta.
Senza aver paura di peccare di presunzione, la Maratón Valencia ti sbatte in faccia la sua grandezza e snocciola numeri importanti: 18mila pettorali a cui si aggiungono i più 7500 sulla 10k. Circuito veloce (nuovo record di 2:05:15), partecipanti da 90 paesi nel mondo, certificata IAAF Gold Label – Valencia es oro – si gonfia il petto per dare grandi aspettative senza paura di deludere, autoproclamandosi con apparente presunzione città del running.
E diamine, lo è!
L’ho fatta l’anno scorso vincendo il pettorale ad un evento Brooks e ne ho parlato così tanto e bene che la mia compagna me l’ha regalata anche quest’anno. Con l’occasione ci siamo presi un paio di giorni in più per vivere al meglio l’evento e la città, perché da quando si arriva a Valencia e fino alla partenza sembra che tutta la città giri attorno al running.
La Maratona ed i suoi eventi collaterali sono richiamati un po’ ovunque, dai manifesti per strada alla pubblicità nelle riviste, dagli shop e musei convenzionati agli alberghi, che sembrano vestiti a tema, anche se si viaggia senza gli specifici tour operator del settore. E poi c’è sempre gente che corre, corre, corre a tutti i ritmi e a tutte le ore del giorno. Wow!
Il quartier generale della maratona è la Città delle Arti e delle Scienze, la famosa opera architettonica di Calatrava dove hanno sede l’expo e l’arrivo della maratona. L’expo risiede nello stabile del Museo della Scienza, è grande come sono grandi quelli delle grandi Maratone, con pochi stand di corse e più espositori tecnici per fare acquisti. Qui, poco prima del porto, finiscono i Giardini del Turia, un lunghissimo parco che attraversa la città, l’ex letto del fiume Turia (deviato all’esterno della città a seguito di rovinose esondazioni) intelligentemente convertito a parco, con piccole attrazioni, ma soprattutto con piste ciclabili e pedonali, estremamente apprezzate vedendo quanto vengono utilizzate. Una città verde, nella città circondata dal mare.
Nell’attesa della domenica mattina si possono vivere gli eventi organizzati ad hoc tra feste, giochi, concorsi, musica e paella party (solo il sabato). La domenica dopo la corsa no, chissà perché), comunque si respira aria di maratona in tutta la città grazie ai numerosi maratoneti e relativi accompagnatori, soprattutto italiani. Per strada è più facile sentire parlare italiano che spagnolo.
Il periodo dell’anno scelto per la gara è ideale, con un clima secco ed una temperatura tra i 12 e i 17°C di media se non erro, fresco alla partenza e piacevolmente caldo all’arrivo. Il percorso inoltre è pianeggiante, le strade iniziali molto larghe, i ristori ampi. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per correre a proprio agio anche se tra migliaia di partecipanti, o addirittura per cercare di fare il personale. Non esiste solo Berlino, eh.
Alla partenza bisogna arrivare con giusto anticipo, lo stradone diviso per gabbie occupa tutte le carreggiate lasciando solo il marciapiede al pubblico e a chi cerca il proprio cancello, creando inevitabilmente una bolgia che rende lento l’ingresso in griglia. Le partenze sono scaglionate lasciando spazio prima ai top runner, poi agli amatori veloci ed infine al resto dei filippidi.
Subito il panorama è mozzafiato, attraversando un grande cavalcavia sopra il lungo parco tra l’Opera e l’Hemisferic, per poi girare a destra lungo lo stradone che corre verso il mare. Da lì e per i primi chilometri ad essere sincero il panorama non è niente di che, non brutto assolutamente, direi piuttosto “normale”, tra i palazzoni della parte della città più lontana dal centro storico ed il pubblico che comunque si fa sentire. E il pubblico non molla mai il percorso, cosa che in Maratona mi piace un sacco. Spesso c’è musica suonata live o riprodotta da DJ (piccolo inciso: i DJ non “suonano”, fatevene una ragione o prendete in mano uno strumento musicale), gruppi di tamburellisti, gente che incita attraverso slogan incomprensibili per il sottoscritto e via dicendo, dando l’impressione di gran coinvolgimento della città.
I ristori sono presidiati da un discreto numero di volontari che facilitano la presa delle bottigliette al volo, e, lungo il percorso, si trova del personale con in mano delle bombolette spry magiche da spruzzare all’occorrenza sulle gambe di chi è in sofferenza, un ottimo servizio che si vede sempre più presente man mano che i chilometri aumentano.
Mentre corro mi accorgo che dentro mi cresce l’entusiasmo, quest’anno come l’anno scorso. Passata la metà corsa ci si dirige verso il centro città per poi fare dei passaggi panoramici nel centro storico. La folla aumenta, sembrano tutti divertirsi, tanto che qua e là si scovano nel pubblico bambini vestiti in maschera. Magari questa cosa sembra scontata o non dovrebbe sorprendere, ma ahimè son troppo abituato alle marce dove l’automobilista sfoga nel clacson la sua ira o, ancor peggio, la urla ai corridori perché per qualche minuto non ha l’esclusiva della strada, oppure quando sento le classiche chiacchiere da bar, dove sguardi vuoti scuotono il capo con disappunto commentano quanto male ha fatto tal amministrazione a chiudere una strada per una corsa… a Valencia no, la città è consapevole e vive questo giorno come una grande festa, magari con la lungimiranza nel capire che ogni anno arrivano soldi che fanno bene a tutti. Chissà.
Il divenire in crescendo di questa Maratona è un aspetto che mi ha piacevolmente colpito nel 2016 e che fortunatamente ho ritrovato nel 2017. Più ci si avvicina al traguardo e più il pubblico ti spinge, veramente una bella sensazione. Gli ultimi 3-4 km sembrano l’arrivo di una tappa del Giro d’Italia con la folla che in assenza di transenne stringe la strada, fino a quasi l’ultimo, perché l’ultimo pezzo è una passerella sull’acqua di poco meno di un km tra le piscine della Città delle Arti e della Scienza. Un arrivo che più scenografico non si può, provare per credere.
L’anno prossimo la data slitta da metà Novembre ai primi di Dicembre, non conosco il motivo, magari è per non sovrapporre altri eventi vicini, magari in Spagna hanno una Federazione che lavora (ops… mi è scappato!).
Come dicevo all’inizio, le corse in giro per il mondo sono anche la scusa per viaggiare, in autunno ce ne sono diverse e sicuramente bellissime da scoprire un po’ ovunque, Valencia l’ho già fatta due volte, quindi, magari, ecco, potrei… non so, temo che tornerò a correrla almeno un’altra volta. L’ultima, lo giuro!
Ciao,
Luca
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