Guardate le stelle.

Tempo fa un amico mi ha chiesto di indicargli alcuni titoli di libri e di film sulla corsa. Stava cercando qualcosa di emozionale.

“Libri ce ne sono molti, alcuni intensi. Per quanto riguarda i film, guardati LaTeoria del tutto.”

“Ma non è la storia di Stephen Hawking, il mega scienziato in carrozzina?”

“Lui. Quel film ha contribuito al mio modo attuale di interpretare la corsa.”

Aggiungo: La Teoria del tutto ha contribuito al modo in cui intendo il movimento, la disciplina, la libertà di una risata di gusto in compagnia della vita.

Stephen Hawking mi è sempre sembrato una di quelle figure destinate a diventare leggenda man mano che vivevano. E in questa considerazione non trova spazio alcuno l’atrofia muscolare progressiva con cui ha convissuto per 55 dei suoi 76 anni.

Lui ha vissuto. Punto.

Non ricordo una foto che lo ritragga con gli occhi tristi.

Forse perché i suoi occhi guardavano sempre le stelle.

E, anche qui, la sua professione c’entra poco.

Del resto, di astrofisica, big bang, buchi neri, relatività e altri demoni io non ne so nulla. Come più di qualche professore di liceo mi ha spesso ricordato: non sarei stato in grado di farcela a capire.

Hawking è stato diverso.

Lui se ne fregava della limitatezza del suo corpo, rannicchiato in una carrozzella e appeso ad un sintetizzatore vocale per comunicare con il mondo.

E’ un po’ come quando ti dicono che sei troppo goffo e pesante per fare tutta la Maratona, sei troppo lento per correre 21 km in meno di 2 ore, sei troppo nero per andare in bob, troppo bianco per vincere nella corsa alle Olimpiadi. Sei troppo sordo per suonare, troppo cieco per scrivere.

Se volete, proseguo.

Poi in te scatta una scintilla, uno schiocco di dita chissà da dove, aggiungi alcuni super poteri, come passione, dedizione, grinta, costanza e tocchi le stelle del tuo cielo.

Credo che, dopo essere nato nel giorno della morte di Galileo Galilei, Hawking sperasse proprio di morire nel giorno della nascita di Albert Eistein. Se Dio non gioca a dadi, almeno chi esplora il creato è dotato della Sua stessa ironia.

Ma cosa c’entra Hawking con la corsa?

Tutto.

La vita di Stephen è ricerca costante del movimento del creato, curiosità verso tutto ciò che si muove e si evolve, e cambia e sembra impossibile. Lui ha dimostrato che il movimento è arte e il tempo ha una storia breve. A lui non importava di tutto ciò che lo riguardava fisicamente ed è diventato il Mohamed Alì degli scienziati. Il più grande. E’ arrivato fino alle stelle, non pensando ai suoi piedi.

E la Teoria del tutto dimostra che l’universo obbedisce, in modo irrisolvibile, all’amore per la vita. E tutto prende il via da una scintilla, impercettibile, inattesa, totale.

“Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi… per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare, e in cui si può riuscire.”

Alberto

@per4piedi

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