Il suo piede sinistro.

La corsa sa essere un luogo incredibile, dove alcuni giorni tutto scorre bene e la fatica diventa serenità.

Poi ci sono giorni dove tutto va al contrario, senza logica, senza senso, e correre rischia di diventare accanimento.

Quando restiamo solo in compagnia del nostro istinto, viene fuori ciò che siamo veramente. O si vince o si fa esperienza.

La corsa è molto leale in questo, sarebbe bello se gli essere umani le assomigliassero.

Ci sono anche quei giorni che attendi e prepari bene bene, più o meno da una vita. Iniziano come li sognavi e poi arriva il grande inganno. Eri certa di vincere, te lo meritavi per tutto quello che hai dato, e invece fai esperienza.

Quel giorno stavi proprio bene, forse un lieve mal di testa, ma è solo l’emozione. Davanti c’è la Maratona che tutti sognano, che invidiano, che immaginano ogni volta che sentono parlare di Maratona. Accade anche a chi non corre.

Ecco, doveva essere il giorno perfetto. Del resto, il respiro era perfetto, il battito abituato alle lunghe distanze, il cervello pronto ad arrivare presto al sodo e poi farsi da parte. Giunture oliate, pelle elastica. Muscoli tirati a lucido da mesi di allenamento. I piedi faranno il resto.

Tutto calibrato al centimetro, senza perdere lo smalto dell’emozione.

Te lo meriti, tutto è perfetto.

E poi il piede cede dopo qualche centinaio di metri. Sembra che l’osso del collo del piede sinistro si sia aperto. E il dolore scorre come la pioggia dentro ad un tombino.

La testa dice, fermati. Qui ci puoi sempre ritornare. Il prossimo anno ci sarà un’altra edizione. Tu sarai più preparata ancora. Sei solo stressata, ti sta dicendo il piede.

Zoppichi. Provi ad allentare i lacci, è peggio.

Il dolore scorga come la lava da un vulcano. Brucia. Dentro di te brucia tutto. L’anima soprattutto. Proprio oggi no. Poteva essere accettabile fino a ieri. Ma oggi no.

Vuoi arrivare al traguardo, oggi, te lo sei ripromessa. Mesi fa. Costi quel che costi. Ecco il conto.

L’hai promesso a chi non potrà mai correre.

Hai un istinto naturale per capire chi è sincero e chi no. E in questi mesi hai capito chi ti ha seguito in silenzio, senza mai far mancare la sua voce.

L’hai promesso su una spiaggia in mezzo all’Oceano, chissà cosa stava accadendo su questo metro cubo di asfalto, mentre tu promettevi di arrivare al traguardo.

Cammini. Ti lecchi l’angolo delle labbra e capisci che sono umide di lacrime. Non hai nemmeno fatto in tempo a sudare.

Imprechi. Respiri. Danni il cielo. Poi rimbalzi contro il destino. Non è la prima volta, no? Anche a questo sei addestrata.

Via. È il secondo inizio. Se non fa male, cammini velocemente. Se non fa troppo male, provi a correre.

Cioè, non è proprio la tua corsa. È un qualcosa che ti porta avanti. Del resto: l’unica direzione che conta è quella in avanti. Chi corre è fatto così. Chi mette passione e determinazione prima di tutto è fatto così.

Non è voglia di dimostrare qualcosa, di fare l’eroe. È che sei fatta così.

Questione di istinto e di testa fluida.

Quando il piede sembra scoppiare ti fermi. Gli dai il tempo di respirare. Sai che ci vorrà del tempo per ritornare a correre come ti piace, ma ci penserai domani, con la medaglia al collo.

Quando il piede dà tregua riparti. Aumenti fino a che riesci a stringere i denti. Poi, daccapo.

Così, fino a che la strada non sarà finita. La folla a volte ti aiuta, altre ti innervosisce. Che cosa strana stai vivendo.

C’è una certezza, però. Ogni passo sbilenco che fai è un passo in meno verso la meta.

Semplice, semplice. È un pensiero che ti tiene a galla.

Passa la gente, il tempo, le energie, le convinzioni. Passa tutto quello che è superfluo, resta ciò che conta.

Se ne va ciò che era solo di passaggio, arriva ciò che ti trasformerà nella versione migliore di te.

Un passo alla volta. Una maledizione alla volta. Una benedizione alla volta.

E poi ecco il traguardo. Non doveva arrivare così, ma sei arrivata dove volevi. Dove avevi sognato. Dove avevi promesso.

Sei stata di parola, sei stata leale.

Sei stata te stessa, a testa alta.

Come avevi sempre sognato.

Ciao,

Alberto

(@per4piedi)

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