L’intenzione era di andare a correre la mezza di Rovigo, poi un banale contrattempo, il viaggio si allunga fino al ritardo irrecuperabile, i piani cambiano.
Perché correre forte va bene, in macchina è da stupidi.
Sale il vento, appare la pioggia sul parabrezza e decido di ritornare a casa.
Niente medaglia oggi e però ho voglia di correre.
Così via, verso la Calpena, le nostre Fiandre, tra Conegliano e San Vendemiano.
Il vento spinge indietro, sento il freddo di questa strana primavera. L’asfalto diventa strada bianca, poi si sale e arriva il fango, in mezzo alle viti e all’ulivo, benedetto da una pioggia fina fina sugli occhiali.
Faccio quattro volte su e giù per le vigne, il mio vertical, le mie giostre. Un giro è per maturare la confidenza con il terreno, dal secondo volo. L’odore della terra mescolata all’acqua, qualche cane abbaia invisibile, un’anziana mi saluta da dietro la finestra e sorride. Discesa veloce, di nuovo salita.
Il respiro è sereno.
Mancano sei mesi a Chicago, un po’ meno a Berlino.
Tanta strada alle spalle, ancora un botto davanti. E chissà in mezzo cosa accadrà.
E queste scarpe, che sembrano non esaurirsi mai, dal 2015 compagne di viaggio verso le mie emozioni.
Con determinazione, dignità, coraggio, coerenza. Fantasia. Così, tanto per ricordarlo.
Niente medaglia, solo le mie Fiandre dietro casa 😉.
Ciao,
Alberto
#4piedi