Mi sono divertito un mondo. Questo è tutto.

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Il primo tempo è stato Niky. “Papà, va troppo forte, non lo prendo.”

Allora mi volto, inizio a scivolare di lato come un pugile ruota attorno al ring, le gambe a forbice, e chiamo Niky con la mano.

“Dai, raggiungilo”, dice suo papà. Niky spinge in avanti la bicicletta, con il numero 1300 stampato e appeso al manubrio. Mi raggiunge, mi affianca, cerca di alzarsi sui pedali, la lingua fuori e mi supera. Alzarsi sui pedali è un istinto naturale, l’ho sempre pensato. Solo dopo diventa un’esigenza meccanica.

Poi Niky e suo papà spariscono, la strada supera un ponte, sale. E non si ferma più, fino alla chiesa di San Pancrazio, patrono di Formeniga e di una vista spettacolo. Qualcuno dice che, forse, voglio ambientarmi da queste parti. Io sorrido e continuo a tenere il passo regolare. Ci provo, anche quando la salita se ne frega del caldo eccetera e pretende che faccia l’equivalente di alzarmi sui pedali. Solo che a piedi è diverso, devi quasi danzare sulle punte. Sempre come un pugile, tra le corde o le vigne.

Verde, intenso, vivido, vivace, non so che cos’è, né perché, ma mi piace e allora ci vado e ci torno. Il sorriso inganna il cervello, il corpo procede. Due tornanti, uno. Sono le undici, arrivo alla chiesa con il suono delle campane, la messa è finita, buona domenica.

Io mi piego in avanti, le mani sulle cosce, così il battito si abbassa prima. Come rimbomba, ma che bello quassù, si respira bene bene. E poi da qui a tornare a Conegliano è tutta discesa, dicono. È parola del Signore.

Quindi giù, secondo tempo. Il cielo in picchiata apre il verde.

Sto sfrecciando dentro un patrimonio dell’Umanità, con la maiuscola, perché bisogna viverle queste colline, amarle, proteggerle, berle con il gusto, non solo farsi le foto ed il fatturato.

I piedi vanno da soli, la testa gode. Perché io oggi danzo. Se arriverò in fondo alle strade di Berlino e poi Chicago lo devo a chilometri come questi. Faticosi esultanti senza filtro. Miglia che spremono fuori tutto con il sudore.

“Ieri abbiamo fatto la sua prima garetta in bici e non vuole togliere il numero dal manubrio. Vero Niky? Racconta come è andata.”

“Mi sono divertito un mondo. Questo è tutto.”

Grazie Niky,

Alberto

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