
Sto guardando
gli ultimi pezzetti di questo giorno, che si perdono in un tramonto incantato, e penso che sabato rimetterò un pettorale. Il mio. A Jesolo, sabato sera, dentro un altro tramonto, il 1320 sarà solo mio.
Userò le calamite, se ricorderò dove le ho messe, tornato a casa dopo la meravigliosa Maratona di Chicago. Ottobre 2019, dopo è cambiato tutto quanto davvero. Accidenti.
Poco fa ho finito l’allenamento con la squadra. Per cercare un po’ di fresco, abbiamo inseguito il vento contrario tra le strade di campagna dove corriamo. Persino, questa sera siamo ritornati al bar, per il terzo tempo. Normale, nella vita di prima.
C’è un prima e c’è un dopo nelle cose importanti. E, proprio perché sono importanti, quel dopo devi capirlo e capire cosa abbia di diverso dal prima.Crescere è anche accettare e andare avanti. Senza zavorre, perdonare, anche quella parte di Vita che non capiamo. Eternamente con lo sguardo in avanti, come le onde, come le carezze, come i soffi della Vita che ci precede.
A Jesolo gli ultimi chilometri sono una lunga passerella vicino al mare. L’ultima volta che l’ho corsa, crisi di fame e stavo entrando in uno dei chioschi lungo la spiaggia. Poi, Che fai? E no, adesso la finisci con me questa corsa. Andiamo. E via così.
Saremo una decina della mia squadra. Qualcuno non può esserci, qualcuno avrebbe voluto esserci. Uno di noi ci ha salutato per sempre e, in fondo, un po’ correremo anche per lui, dentro le nostre scarpe, ognuno con i propri perché, la testa spenta, l’istinto acceso.
Non so se metterò le Mizuno o le Adidas e, francamente, dopo i dubbi tremendi ed ingiusto di questi troppi mesi, me lo voglio godere tutto questo dubbio sulle scarpe.
Sarò emozionato, perché una corsa con il pettorale mi manca davvero. Ed ho fame.
Ho fame di quelle emozioni, della strada da casa alla partenza, delle imprecazioni per il caldo ed il parcheggio, di quella cosa che senti quando sfili il pettorale dalla busta, dei bagni chimici, dal speriamo non sia troppo caldo e dai che più avanti c’è birra. Ho fame di vedere la mia gente correre con un traguardo fisico da superare. C’e qualcuno al debutto sulla distanza della mezza Maratona. Ho fame della medaglia. Ho fame del terzo tempo, lo improvviseremo al parcheggio, ho fame di vedere se sono ancora capace di giocare a questo gioco chiamato corsa.Ho fame degli abbracci, Cristo se ho fame degli abbracci.
Sto guardando i primi pezzetti di questa notte, che si fanno luce accendendo qui e lì qualche stella.
Cantava.
No time, no space
Another race of vibrations
The sea of the simulation
Keep your feelings in memoryI love you, especially tonight.
Alberto #4piedi