I pulmini che portano le ragazze di #RuntoNYC alla partenza del primo allenamento in quota scalciano e sferragliano come bufali di frontiera.
La strada non è lineare, è sconnessa. Gioca in difesa della valle Argentera, quasi proteggeste uno scrigno di vegetazione, animali liberi e gorgoglii d’acqua corrente.
Prima corsa in quota, 1.850 metri. E soprattutto primo di cinque allenamenti di corsa in altrettanti giorni. Tecnicamente è un lento, che strizza l’occhio ad una progressione costante.
Gelindo Bordin dice che il Sestriere è come una bella donna, che va corteggiata, scoperta piano, senza avere fretta. Perché la fretta fa perdere tempo ed energie.
E chi vuole correre una Maratona non deve tanto guardare al tempo, quanto alla gestione delle energie.
Quello che più mi colpisce di queste donne, adesso che corro con loro, è la dedizione al sogno che andranno a vivere sulla frontiera di grattacieli e avenue, ancora distanti un Oceano.
Dedizione che è contagiosa e ha contagiato i loro affetti più cari.
La corsa, una goccia per volta, è entrata più che mai nella quotidianità di famiglie, lavoro, consuetudini e ha reso tutto nuovo, diverso.
La salita non lascia spazio alla creatività. Bisogna andare piano, easy. Rallentare un po’ per non fermarsi poi.
La salita e l’altitudine insegnano qualcosa di molto naturale: “Cara mia, tutto è dominabile per una mente calma.”
Nessun sogno arriva per caso.
Se nel tuo destino c’è correre tutta la Maratona e questo averrà a New York, tu aiuta il sogno a realizzarsi.
Bisogna lasciarsi andare verso dove si è destinati ad arrivare.
Magari in mezzo ci sono momenti duri, dove il fiato non arriva, il cuore sbatte tanto sangue dentro le vene del collo, dove gli esercizi di stretching ti ricordano che anche il tuo corpo è dotato di quel muscoletto che eri certa di non avere.
Magari in mezzo, tra te e il tuo sogno, c’è anche una strana cosa chiamata Runfit.
La formula è semplice: 7 esercizi a corpo libero, da ripetere per sessanta secondi.
E poi ricominci.
Più secondi risparmi, più ti riposi.
E poi ricominci.
Sfidi la forza di gravità e lavori di resistenza, mentale e fisica.
E poi ricominci.
Ti senti le gambe pesanti, il fiato corto, ti senti in testa quella voce che assomiglia tanto alla paura di vincere, cioè al timore di realizzare i tuoi sogni.
Poi la montagna ti ricorda che lei è fatta di pietra, e le pietre rotolano, con calma, senza fretta, ma senza perdere tempo ed energia. Rotolano verso dove sono destinate ad arrivare. Verso dove qualcuno ha sognato di farle correre.
E già che ci sei, slacciati le Blushield, lasciale riposare sull’erba e metti i piedi nell’acqua gelata del fiume.
Trova la tua corrente, il resto verrà da sé.
Alberto
(@per4piedi)
Parole perfette per un allenamento perfetto. In un luogo perfetto. Con un gruppo perfetto. Grazie per le tue parole. Grazie.