Qualcuno tempo fa mi ha chiesto di scrivere qualche pensiero a riguardo del vocabolo “oltre”.
Scrivere, specie quando si tratta di qualcosa di personale, significa mettere nero su bianco se stessi.
Quindi ho spento il computer, ho preso la mia stilografica con qualche foglio di carta bianca e ho iniziato a farmi scorrere.
Scrivere riflessioni che inizino e arrivino a dire cosa per me sia “oltre” sarebbe davvero semplice.
Basterebbe elencare a ruota libera qualche suggestione e il gioco è fatto in fretta. E’ una tecnica molto diffusa e dà risultati accattivanti, a volte persino di sostanza.
Qui e ora a me non interessa questo. Così, vado oltre la comodità e vi racconto una storia.
Mi trovavo in Slovenia, dalle parti del paesino di Bovec, dove scorre un fiume dall’acqua cristallina. Su quel fiume con alcuni compagni di avventura ho fatto rafting, cioè Adrenalina.
Il gommone e il treno differiscono poiché il treno segue le rotaie. Il gommone va oltre.
E il nostro si è rovesciato.
Il destino ha voluto che finissi sotto un lato del gommone. Per spiccioli di secondo camuffati da secoli non ho più capito dove fossi.
Senza aria, con l’acqua gelida che penetrava muta e orecchie, con la bocca combattuta tra restare serrata per non bere e aprirsi per cercare un’illusione di respiro. Perché non sono un pesce, chiaro no?
C’è un pensiero che mi ha sorpreso e aiutato, senza che lo cercassi. Oltre quel gommone, oltre la superficie di quel meraviglioso fiume, oltre il mio stesso istinto di sopravvivenza, c’erano persone che volevo rivedere. Semplicemente.
E’ lo stesso pensiero che mi ha accompagnato negli ultimi chilometri della mia prima Maratona.
Alcune lontanissime da quel momento, altre più vicine che mi aspettavano a casa per cena.
Una era lì, a pochi metri da me, disarcionata anche lei nella corrente.
Ecco, ho capito che andando oltre la difficoltà del momento avrei avuto ancora tutto un mondo di possibilità da vivere e di sorrisi da godere. Oltre significa guardare bene in faccia le proprie difficoltà, viverle con la consapevolezza che ti dà l’esperienza e con il coraggio di andare oltre… persino di noi stessi se serve questo per esprimere tutto il nostro potenziale.
Come quando ti scappa un urlo al centro di una notte tranquilla, un urlo di liberazione, un brindisi a quella vita che ti senti scorrere dentro. E’ un grido che rompe la serenità e se lo fai è perché c’è qualcuno che ti vuole bene e vuole che tu abbia quello strappo per ricevere poi una serenità ancora più grande di quella che lasci.
Credo (l’ho imparato dopo tanti viaggi, tanta strada oltrepassata) che un sogno sia tutto ciò che non deve mai mancare nel nostro cuore.
Se il sogno è chiaro, l’energia che il cuore pompa nel resto del corpo sarà evidente oltre il nostro corpo. E credo che per sprigionare tutta quella energia sia necessario andare oltre le convenzioni, le cose date per scontate, la paura di non essere accettati, di faticare, di fallire, la paura persino di deludere noi stessi e le persone che danno un senso a tutto il resto. Andare oltre per vedere cosa c’è dopo l’angolo, dopo la strada e il traguardo, dopo il proprio naso e l’indice puntato. Oltre il termine della notte.
Quando qualcuno ha detto:“Ogni luogo sia patria vostra” credo volesse ricordare che è preferibile vivere come un albero: radici ben salde, rami e foglie libere per prendere quanto più vento, sole, pioggia e luna possibile.
A volte capita che sia la vita a farti sparire la comodità da sotto i piedi, ti rubi la serenità sbattendoti contro un muro, spenga la luce sopra il tuo mondo, ti prenda da casa tua e ti scagli lontano.
A volte capita che il mondo sembri una giungla di solitudine, dove ogni passo è una ferita e il peso sulle spalle non faccia più respirare.
Eppure la nostra possibilità è andare oltre, difendere con amore il passato e far crescere con coraggio, e la giusta pazienza, il presente. E non stropicciare i nostri sogni.
E poi, se ci prendiamo il rischio di andare oltre, magari i nostri anni saranno più assonnati, agrodolci, scivolosi, ma saranno anche più intensi, emozionanti, romantici.
Un abbraccio,
Alberto
(@per4piedi)