Chiedilo ai cavalli.

Ho incontrato un allenatore di corsa. Credo abbia circa 80 anni. Ne ha viste e provate davvero molte nella sua vita, dentro e fuori dalla corsa. Parla il dialetto delle mie parti, però running lo pronuncia in modo impeccabile. “Mi piace di più chiamarlo podismo”, mi dice. “Anche perché podismo, correre o running dicono tutti che bisogna far fatica, metterci testa e gambe se si vuole arrivare da qualche parte. Non è che se lo chiami running ci voglia meno costanza.”

Mi colpisce questa semplice considerazione perché mette in fila esperienza e modernità, senza fronzoli.


“Quando corri per allenarti devi lasciare un momento le tue cose più in là. E la durata di quel momento la decidi tu. Fatti un regalo. Io capisco che adesso tutta l’elettronica che portate addosso è utile, ma non fatevi leggere dentro da quella soltanto, ascoltatevi da soli. Siete umani, sapete farlo. Vedi sono anche filosofo!”, e ride. “Perché vedi quando corri una Maratona tu sei da solo con te stesso e questo, per come la vedo io, è una cosa buona se sei capace di stare da solo.” 





Poi diventa malinconico, con la mente va lontano. “Però non è nemmeno giusto stare troppo solo, non deve piacerti l’isolamento. Se ti piace troppo che vita vivi? Ogni tanto vai a correre con qualcuno. Di tutto quello che mi hai detto, e di errori ne commetti ancora molti, quello di correre spesso da solo è il più grande. Secondo me stai troppo per conto tuo, occhio. Prima testa, poi gambe”, quest’uomo mi conosce da un’ora e sembra abbia già intuito parecchio di me.


“Hai presente i cavalli arabi? Quelli agili, piccoli, veloci. Bene. Ora pensa ai nostri cavalli da tiro. Enormi, tozzi, forti. La corsa di oggi è un equilibrio di queste cose. Devi essere forte e leggero. Ai miei tempi dovevi essere solo resistente. Alla domenica correvamo al mattino la gara paesana in sinistra Piave, prendevamo la corriera, e correvamo ad un’altra sagra, in destra Piave. Adesso il premio lo danno a tutti, il riconoscimento. Quelle volte proprio no. Avevo un amico che era così forte che faceva anche tre corse in una domenica e portava a casa la spesa. Così si fa: se avesse vissuto sempre da solo non avrebbe vinto così tanto. Comunque ai cavalli guardagli le gambe. Chi corre deve averle muscolose, deve saper saltare, non importa che si veda, non è una gara di bellezza! E deve asciugare il peso. Se sei asciutto e hai le gambe potenti fai meno fatica. E far fatica non piace nemmeno ai cavalli.”






“Tieni, fammi vedere se sei bravo: queste sono le scarpe con cui ho corso l’ultima Maratona, mi pare nel 1983. Tu scrivi no? Bon, raccontami cosa vedi in queste scarpe.”

L’allenatore mi mette in mano un paio di vecchie Nike, bianche e viola. Le soppeso, le giro tra le mani, le appoggio sul tavolo per vedere se restano in asse. Mi rendo conto che quelle scarpe hanno quasi la mia età e sono tenute proprio bene. A guardarle direi che ci potrei correre ancora. Hanno due tacche nere rotonde in corrispondenza dell’alluce. Il consumo della suola è la fotografia del piede. “Lei correva più con l’avanpiede che con il tallone. E non ha particolari spigoli sulla pianta. Forse le ginocchia tendono un po’ ad andare in avanti. Non capisco queste tacche qui.”

“E’ per lo sfregamento dell’alluce. Le consumavo sempre lì. Hai detto cose corrette, ma scordati che si possa correre ancora con queste, so che l’hai pensato. Le scarpe sono fondamentali e lo sono sempre state. E se mai correrai con dei mocassini bucati per una strada di campagna capiresti davvero cosa vuol dire questa cosa. Adesso tutte le scarpe nei negozi sono fantascienza rispetto a scarpe di solo 10 anni fa, figurati rispetto alle mie. Però lascia scegliere al piede. Per il resto, puoi ancora correre con una maglietta di cotone.”






E poi una cosa, non importa quanto corri, quanto ti alleni, se fa male, se non fa niente. Se abbassi i tempi, se corri lento e i conti non tornano. Corri fino a che ne hai voglia, continua a preparare le gare fino a che ti diverte, a studiare le scarpe e a parlare di corsa con la gente fino a che questo ti dà qualcosa. Quando ti accorgi che non sarà più bello, smetti immediatamente, altrimenti cancelli tutto ciò che di buono stai costruendo.”


Alberto (@per4piedi)

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