Il corpo umano è una macchina perfetta, ha bisogno di cura però. E più lo uso, più mi accorgo di questo. 

C’è un mio amico che ha tirato il freno per qualche giorno per tornare più in forma di prima. Un po’ di dieta assoluta, qualche esame. Riposo. 

E io, nel mio piccolo, posso solo dedicargli un sorriso, qualche battuta delle mie, qualche parola. E tutta la mia fatica della mia corsa di questa sera che, tra l’altro, mi ha portato la seconda miglior prestazione di sempre sui 10 km secchi.



Non che io guardi i tempi, ma insomma fa morale.

Il mio amico, più o meno un anno fa, all’inizio di Per 4 Piedi mi ha regalato una bottiglietta di Red Bull e una di Gatorade. “Sono il tuo primo sponsor, darò sempre da bere a chi ha sete mentre realizza i suoi sogni”, mi ha detto. 

Lui si alza spesso prima del sole, alle 5 prepara i primi caffè per i clienti del suo bar e la sera non mette fretta a chi si attarda a bere l’ultimo.

“Albertone, lunga la Maratona è, davvero, davvero, ma ci sei arrivato in fondo, bravo! Ora mangia come un orso”, mi ha scritto dopo l’Unesco Cities Marathon.

La prima volta che ci siamo incontrati stavamo aspettando la sua futura moglie, che stava provando l’abito da sposa.

“Ti sposi proprio?”

“Sì”, secco, ma gli occhi gli brillavano come le onde del mare. 

Ci siamo ubriacati d’assenzio in Val d’Aosta, un viaggio strano, di quelli che  tutto diventa lucido, e poi corri e scrivi sei più fluido di Murakami.

E abbiamo sognato di arrivare lassù



E magari prima o poi ci arriveremo, in qualche modo.

Per ora gli dedico una serata della mia fatica e dell’energia che ho spinto dentro la corsa, il tam tam dei piedi contro l’asfalto, la fantasia della traiettoria ottimale in curva, la ricerca della distanza e la scoperta della velocità, l’agilità e la flessibilità che un anno fa nemmeno sognavo e che, se non ci fosse stata la sua bottiglietta di Gatorade, forse non avrei realizzato.

Un abbraccio

Alberto

(@per4piedi)